“L’uomo che scrive, disegna inconsapevolmente la sua natura interiore”

Quando la superficie di un foglio viene intrisa dal gesto grafico della scrittura, viene lasciata una vera e propria impronta che porta con sé caratteristiche uniche ed univoche che modulano una forma che riconduce inevitabilmente ed inesorabilmente al proprio autore.
La scrittura si può considerare una complessa azione che racchiude in sè varie dimensioni: quella simbolica, quella spaziale e quella temporale.
Ed è proprio in questo complesso ed intricato, ma del tutto naturale ed incontrastabile, afflusso di informazioni derivanti dal subconscio e che confluiscono nella scrittura, che si pone la grafologia come scienza in grado di decodificare il gesto grafico.
Dalla vergatura sul foglio il grafologo trae elementi per la sua analisi, poiché il gesto grafico esprime l’individualità più recondita di un soggetto ed è testimone, ma anche precursore, di processi evolutivi.
La grafologia non si occupa in alcun modo del contenuto dello scritto, ma concentra la sua attenzione sul divenire del gesto grafico, sul suo movimento, su come le parole si adagiano sul rigo e di come si collocano nello spazio cartaceo: la mano, dunque, è un semplice strumento, un mero mezzo attraverso cui modulare i segni sulla carta, il vero artefice, il creature supremo ed indiscusso, in realtà è in cervello che guida in modo preciso, puntuale ed accurato il gesto scrittorio, totalmente spontaneo ed automatizzato, che esprime strutture profonde ed esclusive di ognuno.
La scrittura si può definire come un vero e proprio atto cerebrale in tutta la sua interezza e completezza e, infatti, sono le medesime attività neuronali a guidare la realizzazione del gesto grafico ed i comportamenti dell’individuo: corteccia cerebrale, sistema limbico e midollo, sono ugualmente implicati nella scrittura e pertanto confluiscono in essa tanto i nostri aspetti razionali quanto le nostre emozioni e i nostri moti inconsci.
La grafologia si configura, dunque, come una vera e propria scienza umana, come disciplina autonoma che ha dichiarato senza indugio alcuno e con fiera sicurezza il suo oggetto di studio, ovvero la scrittura umana, il suo apparato metodologico, le sue tecniche, le sue procedure e la sua terminologia, frutto delle ricerche su numerosissime scritture effettuate dai padri della disciplina.
La scrittura si può considerare una complessa azione che racchiude in sè varie dimensioni: quella simbolica, quella spaziale e quella temporale.
Ed è proprio in questo complesso ed intricato, ma del tutto naturale ed incontrastabile, afflusso di informazioni derivanti dal subconscio e che confluiscono nella scrittura, che si pone la grafologia come scienza in grado di decodificare il gesto grafico.
Dalla vergatura sul foglio il grafologo trae elementi per la sua analisi, poiché il gesto grafico esprime l’individualità più recondita di un soggetto ed è testimone, ma anche precursore, di processi evolutivi.
La grafologia non si occupa in alcun modo del contenuto dello scritto, ma concentra la sua attenzione sul divenire del gesto grafico, sul suo movimento, su come le parole si adagiano sul rigo e di come si collocano nello spazio cartaceo: la mano, dunque, è un semplice strumento, un mero mezzo attraverso cui modulare i segni sulla carta, il vero artefice, il creature supremo ed indiscusso, in realtà è in cervello che guida in modo preciso, puntuale ed accurato il gesto scrittorio, totalmente spontaneo ed automatizzato, che esprime strutture profonde ed esclusive di ognuno.
La scrittura si può definire come un vero e proprio atto cerebrale in tutta la sua interezza e completezza e, infatti, sono le medesime attività neuronali a guidare la realizzazione del gesto grafico ed i comportamenti dell’individuo: corteccia cerebrale, sistema limbico e midollo, sono ugualmente implicati nella scrittura e pertanto confluiscono in essa tanto i nostri aspetti razionali quanto le nostre emozioni e i nostri moti inconsci.
La grafologia si configura, dunque, come una vera e propria scienza umana, come disciplina autonoma che ha dichiarato senza indugio alcuno e con fiera sicurezza il suo oggetto di studio, ovvero la scrittura umana, il suo apparato metodologico, le sue tecniche, le sue procedure e la sua terminologia, frutto delle ricerche su numerosissime scritture effettuate dai padri della disciplina.